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Ad Ameglia risuona “È libero”. Lo speciale 1 agosto di Giovanni Toti: “Non è stato piacevole”

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AMEGLIA – Il caldo appesantisce e allunga l’attesa davanti al cancello della villetta di Ameglia. Giornalisti e operatori rincorrono le chiazze d’ombra e aspettano segnali dal Palazzo di giustizia di Genova, poco più di un centinaio di chilometri più in là.

Oggi l’ombelico della politica ligure è un pezzo di asfalto rovente a pochi passi dal fiume Magra. Un cancello bianco, un po’ di villette attorno e tanto verde. Sembra in tutto e per tutto un ordinario 1 agosto. C’è chi torna a casa con la brioche nel sacchettino, chi aspetta la corriera per andare al mare. Qualcuno approfitta di una lieve brezza per strappare erbacce. Gli sguardi straniti dei passanti, in auto o in bici, che osservano l’improvvisato mini accampamento della stampa, durano pochi secondi: “Ah, saranno qui per Toti”. Già, per Toti. L’ormai ex governatore che sta dietro quel cancello e sopra quella rampa da 86 giorni.

All’improvviso il messaggio: “Toti libero!”. Nell’atmosfera un po’ così di questa giornata non passa inosservato che l’ora ‘x’ sia contrassegnata da un cane che abbaia e un’oca che starnazza. Qualcuno giura di sentire in lontananza la voce di Toti. Tutti in piedi, si scatta davanti al cancello: chi parte con le dirette, chi scrolla incessantemente sui cellulari, non senza le difficoltà di una rete che fa le bizze. Ma per le prime parole dell’ex governatore ligure è ancora presto: il suo avvocato, Stefano Savi, ha la Pec della gip Paola Faggioni che lo libera. Toti però deve attendere la notifica formale dalla Guardia di finanza. “Evviva!”, pare sia stata la sua prima reazione, mandata con un messaggino in una chat di staff, non appena il telefono è tornato a vivere.

LA GDF CONSEGNA LA NOTIFICA DI LIBERAZIONE

L’amico assessore regionale e vicino di casa, Giacomo Giampedrone, carica l’auto con una cassa di vermentino per festeggiare e aspetta i rinforzi in arrivo da Genova. Arrivano i finanzieri, citofonano: apre Toti, poi un paio di minuti e sono già fuori. Poi, a citofonare tocca ai giornalisti. Toti non si nega: “Ma fatemi prima finire di parlare con gli avvocati, poi arrivo”. Poco dopo, ecco spuntare i componenti più affiatati del suo (ex) staff: l’autista, la segretaria, la portavoce. E, naturalmente, Giampedrone. Che però arriva a piedi e senza vino. Per ora toccherà a Toti mettercelo, dopo i tanti abbracci e un po’ di commozione. Mentre i giornalisti aspettano, un vicino di casa, impietosito dal solleone, offre acqua fresca a tutti.

Tanto Toti non parlerà prima del pomeriggio. Nel frattempo, però, è tornato libero anche di usare il telefono. E puntualissimo arriva il primo post: una foto live, dopo 86 giorni di domiciliari, qualche capello bianco in più e qualche chilo in meno.

TRA CANCELLI E CAMICIA A RIGHE, TOTI SCHERZA: “BASTA SBARRE

“Con le sbarre ancora no, non va bene. E nessuno dica che sono vestito a strisce”. È sorridente Giovanni Toti mentre scende dal vialetto della sua casa di Ameglia per incontrare incontrare i giornalisti, dopo essere tornato libero, accompagnato dalla sua ex portavoce e dall’amico, vicino di casa ed assessore regionale, Giacomo Giampedrone.

Le prime parole, come nel suo stile, sono una battuta. La voglia di dire qualcosa dopo tre mesi è tanta, così che prova a parlare ancor prima che il cancello si apra. Giampedrone telefona alla sorella di Toti: “Ci apri il cancello perché con le sbarre abbiamo già dato”, sorride. Un attimo e la situazione si ricompone. “Ragazzi, buoni perché oggi non voglio dire grandi cose- premette l’ex governatore- sono sceso perché avendo fatto per molti anni il vostro mestiere so che per voi non è una giornata agevole, soprattutto data la temperatura agostana. Ma per fortuna l’estate viene”. Un commento, si percepisce, che non riguarda tanto o solo il meteo, quanto piuttosto la sua situazione giudiziaria.

Poi un paio di dichiarazioni e una promessa: “Avremo modo in una situazione più agevole di questa di approfondire tutti i temi”. Tradotto: tenetevi pronti per una conferenza stampa. Infine, una rassicurazione e un invito: “Ragazzi, andatevene a casa perché oggi non dico altro. Risparmiatevi caldo e fatica. Ci vediamo nei prossimi giorni a Genova, avremo modo di parlarci con calma. Andate a farvi un bagno a Fiumaretta, noi adesso lavoriamo un po’”.

“NON ERO ALLO SPIELBERG, MA NON È STATO PIACEVOLE”

“Vi ringrazio per questi tre mesi. Non ero allo Spielberg, ma non è una cosa piacevole sentirsi privati del proprio tempo e della propria libertà. Non è qualcosa di piacevole soprattutto se si pensa di non aver fatto mai qualcosa di male”. Sono le prime parole di Toti, incontrando i giornalisti all’esterno della sua casa.

“LIBERTÀ RIEQUILIBRA DECISIONI POCO COMPRENSIBILI”

“Ovviamente siamo contenti della decisione presa stamani, secondo me riequilibra alcune decisioni del passato che erano francamente poco comprensibili dal nostro punto di vista”, aggiunge. “Dal punto di vista del processo non ci siamo opposti né ci opporremo in alcun modo a un processo rapido e veloce perché siamo convinti di poter spiegare tutto quello che c’è- prosegue l’ex governatore- io credo che mai come in quest’occasione i problemi della giustizia e della politica si siano intersecati. E mi auguro che alla politica sia molto chiaro che quello che a Genova fa parte degli atti di accusa è in realtà qualcosa che è poco comprensibile a me”.

Toti conferma la linea della sua difesa: “Ci sono atti legittimi, ci sono finanziamenti legittimi, eppure messi insieme, secondo la Procura, connotano un comportamento criminoso. Questo è qualcosa che mette in discussione l’autonomia della politica sia nei suoi finanziamenti sia nella capacità di incidere sulla realtà. Quindi sarà qualcosa che credo dovrà far discutere non solo nelle aule di giustizia, ma anche nelle aule della politica”.

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