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Trump ha già perso l’aureola, ma resta il delirio di onnipotenza

PoliticaTrump ha già perso l’aureola, ma resta il delirio di onnipotenza

ROMA – Poveri ingenui. Subito dopo l’attentato, con l’orecchio ferito di Donald Trump, sui giornali erano apparsi molti commenti dei repubblicani americani sul Trump nuovo Messia messaggero di pace. Poveretti, è durato qualche giorno. Alla fine il vecchio Trump ha gettato l’aureola (forse finta e made in China) alle ortiche ed è tornato a insultare gli avversari a più non posso. E questa caterva di parolacce, che nemmeno uno scaricatore di porto userebbe più, non fanno altro che mettere in risalto la grande fregatura che gli hanno rifilato i Democratici. Trump pensava di battersela col vecchio (Rimba)Biden, come lo aveva descritto, e invece quei furbastri dei Dem lo hanno pensionato in fretta e furia e gli hanno messo in pista la giovane vice Kamala Harris. Una scelta che ha spiazzato tutto lo stato maggiore di Trump, costretto adesso ad aggiornare la strategia. Intanto Trump fa Trump: “Abbiamo una nuova vittima da battere, la più incompetetnte vicepresidente della storia” ha detto ai suoi fan. Kamala Harris, sentite Trump “è terribile, è una pazza della sinistra radicale, una socialista della California che vuole uccidere il sogno americano”. E via di delirio in delirio, anche ammiccando al suo amico dittatore russo, Vladimir Putin: “Quando Kamala è stata mandata in Europa per prevenire l’attacco all’Ucraina, Putin si è messo a ridere”.

Tradotto, significa che i dittatori parlano solo con lui, forse tra simili ci si comprende. La campagna contro Kamala Harris sarà spietata, l’attaccherà, ha già cominciato col suo vice P.J. Vance, in quanto donna e sui diritti cari alle donne. “Vuole  l’aborto nell’ottavo e nono mese di gravidanza, fino anche a dopo la nascita, l’esecuzione dei bambini”. È questo che il nostro campione del sogno americano va propalando, senza nessuno che provi vergogna. Anche il suo candidato vicepresidente P.J. Vance non si è fatto scappare nulla. Già a suo tempo aveva attaccato Kamala Harris paragonata a “una gattara senza figli, infelici per la loro vita e che vogliono rendere infelice il resto del Paese”. Uno che si vanta di dire apertamente che per lui e i suoi seguaci anche il solo colore diverso della pelle dà fastidio e crea imbarazzo. Fino a novembre sarà un crescendo, Trump sa che deve pescare voti soprattutto tra il popolo maschile, quello più rozzo, che la pensa come lui e che vorrebbero fare alle donne quello che lui si è vantato di aver fatto. Perché sa che il popolo femminile, per fortuna a maggioranza, non lo sopporta anzi lo schifa. Trump insisterà sulle paure degli americani promettendo anche l’impossibile: disimpegno internazionale, protezionismo e dazi a go go, deportazione di milioni di immigrati, sfruttamento delle risorse naturali tutte, petrolio in testa, e fanculo agli ambientalisti che vogliono salvare il pianeta. Promette il ritorno a un passato che sta solo nei sogni, sfruttando la nostalgia di quelli che riuscirà ad acchiappare.

Per i Democratici non sarà una passeggiata. Kamala Harris, che ha ricevuto il sostegno di tutti i leader Dem, compresi i Clinton e gli Obama, dovrà mantenere i nervi saldi e non cedere alle provocazioni. Trump e i suoi tireranno fuori tutto quello che ha fatto da giovane ragazza, e già hanno parlato della sua  storia col sessantenne che la piazzò… deve farsi forza e mettere gli avversari di fronte alla dura realtà: adesso sono loro vecchi, figli di un passato molte volte ignobile, che cercano di trascinare i vivi nella fossa con loro. La forza per vincere Kamala Harris la troverà se rimarrà fedele a quanto ha scritto nella sua autobiografia “Le nostre verità”, uscita poco prima dell’elezione di Trump alla presidenza nel 2017. Proprio parlando delle storie di Trump, disse: “Noi siamo migliori di così. Gli americani sanno che lo siamo ma dovremo dimostrarlo”. In che modo? “Dicendo la verità, sostenendo conversazioni anche difficili, accettando quello che i fatti rendono evidente. È necessario che diciamo la verità – scrive Harris- che il razzismo, il sessismo, l’omofobia, l’antisemitismo sono qualcosa di reale in questo Paese e dobbiamo affrontare queste minacce. Dobbiamo dire la verità: che, con l’eccezione dei nativi americani, discendiamo tutti da persone che non nacquero nella nostra terra, sia che i nostri antenati siano venuti in America volontariamente, con la speranza di maggiore prosperità, o costretti su una nave di schiavi, o ancora mossi dalla disperazione per sfuggire a un passato straziante”. Dire la verità, unico antidoto alle tante falsità che il popolo di Trump recita senza pensare.

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